L'Europa è una Colonia degli Stati Uniti
Con la scusa della "liberazione" e delle "operazioni di pace", in realtà, gli Stati Uniti hanno invaso militarmente mezzo mondo e lo tengono sotto scacco...ma noi non ce ne accorgiamo!
Quante basi militari europee ci sono negli USA?
Non ci sono basi militari europee negli Stati Uniti, intese come strutture gestite direttamente da forze armate di paesi europei in territorio statunitense. Gli Stati Uniti, come potenza militare globale, ospitano esclusivamente basi delle proprie forze armate o, in alcuni casi, strutture condivise con alleati nell'ambito di accordi NATO o bilaterali, ma sempre sotto il controllo statunitense.
Ad esempio, all'interno di basi USA possono operare unità di paesi europei per addestramento o esercitazioni congiunte (come quelle NATO), ma queste non sono considerate basi europee, poiché la sovranità e la gestione rimangono in capo agli Stati Uniti. Un caso noto è la presenza di personale militare tedesco o britannico in basi come Fort Bliss (Texas) o Nellis Air Force Base (Nevada) per programmi di addestramento, ma si tratta di accordi di cooperazione, non di basi gestite da forze europee.
Quante basi militari USA ci sono in Europa?
Secondo i dati più recenti e affidabili, gli Stati Uniti mantengono circa 275 basi militari in Europa, con una presenza significativa in paesi come Germania, Italia e Regno Unito. Questo numero include installazioni di varie dimensioni, da grandi basi operative a strutture logistiche, centri di comando, depositi e stazioni di telecomunicazione, alcune delle quali sono condivise con la NATO o gestite in collaborazione con i paesi ospitanti.
Dettagli principali:
Germania: Ospita il maggior numero di basi (circa 179, secondo il Dipartimento della Difesa USA) e personale (circa 46.000 militari e civili nel 2020). Basi chiave includono Ramstein (la più grande base aerea USA in Europa) e Grafenwöhr (la più grande guarnigione fuori dagli USA).
Italia: Conta circa 120 strutture, tra basi USA e NATO, con 13.000 militari americani. Basi rilevanti sono Aviano, Sigonella, Vicenza (Caserma Ederle) e Camp Darby.
Regno Unito: Ospita circa 30 basi, principalmente per l’aeronautica, con un ruolo strategico per le comunicazioni e le operazioni aeree.
Altri paesi: Presenze minori in Belgio, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna e Turchia, spesso legate a operazioni NATO o alla European Deterrence Initiative (EDI)
Definizione di “base militare”
Interpretazione ampia (275 basi): Il numero più alto, che ho citato, si basa su fonti che includono non solo le grandi installazioni militari permanenti (es. Ramstein Air Base in Germania), ma anche siti più piccoli come depositi, centri logistici, stazioni di intelligence, siti di addestramento e “lily pads” (piccole basi operative temporanee). Ad esempio, il rapporto del Congressional Research Service (2024) e altre fonti come Visual Capitalist (2025) parlano di circa 750 basi USA in 80 paesi, di cui molte in Europa, contando ogni “sito” militare, non solo le basi principali.
Contesto NATO e basi condivise
Molte basi in Europa sono gestite dalla NATO o dai paesi ospitanti (es. Germania, Italia), ma ospitano personale o attrezzature USA. Ad esempio, Sigonella (Italia) è una base italiana con forte presenza USA. Altre fonti contano solo le basi “controllate dagli USA” quindi il numero potrebbe risultare inferiore
I dati sulle basi USA possono variare a causa di:
Mancanza di trasparenza: Il Pentagono non pubblica un elenco completo di tutti i siti militari, soprattutto quelli minori o temporanei.
Rotazioni e cambiamenti: Dopo il 2022, l’invasione russa dell’Ucraina ha portato a un aumento della presenza USA in Europa orientale (es. 20.000 truppe aggiuntive), con nuovi siti temporanei.
Circa 275 basi dunque: Se includiamo tutti i siti militari (basi permanenti, siti temporanei, depositi, stazioni radar, ecc.), come fanno Visual Capitalist e Al Jazeera, il numero si avvicina a 275, con Germania (119-120 siti), Italia (44-119) e altri paesi NATO che ospitano siti minori.
Un esempio concreto: la base di Ramstein (Germania) è contata come una singola base, ma il DoD Base Structure Report (2015) nota che un’unica “named base” può includere più siti (es. depositi, alloggi, stazioni di intelligence). Questo spiega l’ampia forbice.
Dati concreti sulle basi USA in Europa (2025)
Per darti un quadro chiaro, ecco i dati più aggiornati dalle fonti disponibili:
Numero di militari USA in Europa: Circa 84.000, secondo United States European Command (EUCOM, 2025).
Paesi con maggiore presenza:
Germania: 34.547-35.068 militari, 6 basi principali (es. Ramstein, Stuttgart), ma fino a 119 siti totali.
Italia: 12.332 militari, diverse basi principali (es. Aviano, Sigonella, Napoli), fino a 44-119 siti.
Regno Unito: 10.046 militari, basi come Lakenheath e Mildenhall.
Spagna: 2 basi principali (Rota, Moron).
Altri paesi: Belgio (3 basi), Grecia (Souda Bay), Polonia (8 basi, più una in costruzione), ecc.
Numero totale di basi:
CEPA (2025): 31 basi permanenti + 18 siti aggiuntivi, per un totale di circa 49 installazioni principali.
Visual Capitalist (2025): Fino a 275 siti, includendo basi minori e temporanee.
Al Jazeera (2021): Stima 60.000 truppe e molte basi, con Germania, Italia e Regno Unito come principali hub
L'Europa ha giurisdizione nelle Basi Militari USA?
No, l'Europa come entità (ad esempio l'Unione Europea) non ha giurisdizione sulle basi militari USA presenti in territorio europeo. La giurisdizione è regolata da accordi bilaterali tra gli Stati Uniti e i singoli paesi ospitanti, noti come Status of Forces Agreements (SOFA) o accordi simili. Questi definiscono i diritti, le responsabilità e la giurisdizione legale per le basi e il personale statunitense.
Dettagli:
Sovranità nazionale: Le basi USA si trovano su territorio di stati sovrani (es. Germania, Italia), e la giurisdizione primaria è del paese ospitante. Tuttavia, gli accordi SOFA spesso concedono agli Stati Uniti una giurisdizione esclusiva o condivisa su questioni che coinvolgono il personale militare USA, specialmente per reati commessi all'interno delle basi o durante il servizio.
Esempio pratico: In Italia, l'accordo SOFA del 1951 (aggiornato nel tempo) stabilisce che i militari USA sono soggetti alla legge italiana, ma gli Stati Uniti possono esercitare giurisdizione su reati militari o incidenti legati alle operazioni delle basi (es. Aviano o Sigonella).
Ruolo dell'UE: L'Unione Europea non ha autorità diretta sulle basi, poiché la difesa è una competenza nazionale. La NATO, invece, può influenzare indirettamente, dato che molte basi USA sono integrate in strutture NATO, ma la giurisdizione rimane bilaterale.
Eccezioni: In caso di reati gravi fuori dalle basi o che coinvolgono civili locali, la giurisdizione è solitamente del paese ospitante, salvo negoziazioni diplomatiche.
In sintesi:
Le basi militari USA in Europa operano sotto il controllo statunitense per quanto riguarda le operazioni interne, ma sono soggette a limitazioni e regole definite dagli accordi con il paese ospitante. L'Europa come entità collettiva non ha alcun potere giurisdizionale su di esse.
Potremmo considerare gli USA come un possibile nemico che è già totalmente infiltrato nei territori europei?
Visto l'attacco senza provocazione degli USA all'IRAN, visto che gli USA sono stati l'unico Stato ad usare l'Atomica 2 volte contro i Civili (Giappone), visto che gli USA hanno falsificato le prove per attaccare l'IRAQ, visto le innumerevoli partecipazioni ad atti di guerra da parte degli USA dopo la seconda guerra mondiale...potremmo considerare i loro "atti militari per la pace" come, in realtà, una colonizzazione militare di altri paesi? L'Europa NON ha basi militari in USA mentre gli USA hanno ben 275 basi militari? Potremmo considerarlo come un enorme pericolo nel caso un Presidente USA per un motivo X decidesse che l'Europa è nemica? L'Europa ha 275 basi militari che potrebbero distruggerla dall'interno!
La situazione attuale evidenzia una preoccupazione legittima sulla vulnerabilità strategica dell’Europa in quanto il “nemico” sarebbe già dentro e con una potenza di fuoco enorme! L’Europa sarebbe spacciata nel giro di poche settimane.
Doppio standard geopolitico: Come superpotenza, gli USA si arrogano il diritto di mantenere basi globali per la loro sicurezza e influenza, ma non tollerano minacce simmetriche vicino ai loro confini.
Per farvi comprendere chi sono gli USA e usando solo la storia che riguarda l’IRAN facciamo un breve ripasso.
1953: Motivazione economica (petrolio) e geopolitica (Guerra Fredda). Nessuna prova di aggressione iraniana, intervento ampiamente criticato.
1988 (non 1987): Reazione a minacce iraniane nel Golfo Persico durante un conflitto in corso. L’Iran non era innocente, ma l’azione USA favorì l’Iraq.
2005: Operazioni segrete (Stuxnet) motivate dal programma nucleare iraniano. Mancavano prove definitive di un’arma nucleare, ma il contesto di sanzioni ONU e milizie iraniane in Iraq fornì una giustificazione.
2025: Attacchi ai siti nucleari motivati dal rischio nucleare e dalla guerra Iran-Israele. Prove controverse sull’imminenza della minaccia nucleare iraniana
13 giugno 2025: Israele attacca per primo
Israele lancia un’offensiva aerea a sorpresa contro l’Iran, denominata Operazione Rising Lion, colpendo siti nucleari (es. Natanz, Fordow, Isfahan), basi militari e infrastrutture strategiche. Senza che ci sia stata una provocazione da parte dell’Iran!
Motivazione israeliana: Prevenire lo sviluppo di un’arma nucleare iraniana, considerato una minaccia esistenziale. Netanyahu pronostica questo dalla fine degli anni ‘90. Sono quasi 30 anni che ci raccontano la stessa storia delle “armi nucleari imminenti”!
Le affermazioni di Netanyahu sul nucleare iraniano
Benjamin Netanyahu ha ripetutamente avvertito che l’Iran fosse vicino a sviluppare un’arma nucleare sin dagli anni ’90. Ecco una cronologia delle sue principali dichiarazioni:
1995: Durante il suo primo mandato come primo ministro (1996-1999, ma già attivo politicamente nel 1995), Netanyahu dichiarò che l’Iran era a “3-5 anni” dal possedere un’arma nucleare, basandosi su rapporti di intelligence israeliani. In un discorso al Congresso USA nel 1996, sottolineò la necessità di fermare il programma iraniano.
2002: Come leader dell’opposizione, Netanyahu testimoniò al Congresso USA, paragonando l’Iran a una minaccia simile all’Iraq di Saddam Hussein e sostenendo che Teheran fosse vicina a un’arma nucleare.
2012: Durante un discorso all’Assemblea Generale dell’ONU, Netanyahu usò un celebre diagramma di una bomba per illustrare che l’Iran era a pochi mesi dal raggiungere la capacità nucleare, definendo una “linea rossa” sull’arricchimento dell’uranio al 20%.
2018: Netanyahu presentò un’operazione di intelligence israeliana che aveva sottratto 100.000 documenti dall’archivio nucleare iraniano, dimostrando che l’Iran aveva un programma nucleare segreto (“Progetto Amad”) fino al 2003, ma senza prove di un programma attivo post-2003.
2025: Prima degli attacchi israeliani del 13 giugno 2025 (Operazione Rising Lion), Netanyahu ha giustificato l’offensiva citando il rapporto AIEA di maggio 2025, che indicava 408 kg di uranio arricchito iraniano al 60%, sufficiente per più bombe se ulteriormente arricchito. Ha dichiarato che l’Iran era “a settimane” da un’arma nucleare, nonostante l’intelligence USA e AIEA non confermassero un’imminenza.
Il Fatto che gli USA si siano accodati ad un individuo del genere e abbiano bombardato un Paese, invadendo la sua Sovranità sulla base di accuse ripetute da 30 anni fa dubitare della neutralità di un Paese che ha ben 275 basi militari nella sola Europa!!
Critiche agli USA:
Gli USA hanno una storia di interventi controversi (es. Iraq 2003, Libia 2011), spesso basati su intelligence discutibili o interessi geopolitici (es. controllo del Medio Oriente, risorse energetiche). La ripetizione di azioni contro l’Iran senza prove pubbliche definitive (es. Stuxnet, 2025) alimenta l’accusa di “esagerazione”.
La designazione dell’Iran come “stato sponsor del terrorismo” dal 1984 e l’uso di sanzioni economiche sono visti come strumenti per giustificare pressioni politiche, più che risposte a minacce immediate.
La collaborazione con Israele, che persegue una politica aggressiva contro l’Iran (es. assassinio di scienziati nucleari), amplifica la percezione di una strategia di contenimento ostile.
Prospettiva iraniana:
L’Iran percepisce le azioni USA come parte di una campagna per il “regime change”, iniziata nel 1953 e continuata con sanzioni, sabotaggi e attacchi. Gli attacchi del 2025 sono stati definiti una “violazione barbara” del diritto internazionale.
L’Iran sostiene che il suo programma nucleare è pacifico e che le accuse di costruire armi nucleari sono un pretesto per giustificare aggressioni. Tuttavia, la mancanza di trasparenza e l’aumento dell’arricchimento (60% nel 2025) hanno alimentato i sospetti.
Bilancio:
Gli USA hanno agito contro l’Iran in modi diversi, spesso senza prove pubbliche definitive di minacce immediate (es. 1953, Stuxnet, 2025). Questo supporta l’idea di un approccio aggressivo o “esagerato”.